14 novembre 2012: prima giornata dell'Amicizia Italia-Marocco.

L’impegno dei giovani per una nuova cultura senza barriere tra Italia e    Marocco: premiato Abdessamad El Jauzi, del MoVI           

     A conoscerlo non si hanno dubbi: è decisamente un giovane colto, educato, preparato, con grande capacità relazionali, sia con gli italiani, sia con i propri connazionali. Questa sua voglia di “esserci” e di “fare”, infatti, lo ha portato a fondare un’associazione “Cantieri dei Giovani Italo Marocchini”,  che da anni opera per sostenere i giovani e valorizzarne le competenze, ed è diventato un punto di riferimento sicuro tra le nuove generazioni di italo-marocchini e le istituzioni, facendo parte,  da diverso tempo,   della grande famiglia  del MoVI, Movimento di Volontariato Italiano.      
      L’Associazione di Amicizia e Cooperazione Italia-Marocco, creata nel 2011 per promuovere la cooperazione tra i due Paesi, celebra  il 14 novembre 2012 la prima Giornata dell’Amicizia tra Italia e Marocco.     
    Nell’ambito di tale evento, destinato ad essere rinnovato ogni anno, che ha come obiettivo quello di far conoscere lo sviluppo e l’evoluzione del partenariato marocco-italiano, di mobilitarne gli attori e di promuovere l’Associazione, sono stati  assegnati  i premi destinati a onorare gli interpreti più attivi nell’ambito del partenariato tra i due Paesi.    
     La giuria ha deciso di assegnare al giovane Abdessamd El Jaouzi il Premio per la Sezione GIOVANI, perché attraverso l’associazione da lui creata, Cantieri dei Giovani Italo Marocchini, ha reso possibile una perfetta integrazione tra le due diverse culture.    
     La premiazione si è svolta presso l’Auditorium Ateneo Pontificio Regina Apostolorum  in Roma, nell’ambito di una serata di gala a cui hanno partecipato  esponenti istituzionali e non del partenariato Italia-Marocco.

Silvana Zambrini: l’Italia deve muoversi su “strade nuove” per risolvere vecchi problemi

Intervista alla presidente regionale del Movimento del Volontariato, MoVi Lazio, Silvana Zambrini.
Dopo la VI Conferenza del Volontariato tenutasi a L’Aquila dal 5 al 7 ottobre , Roma da Leggere ha intervistato Silvana Zambrini, presidente del MoVi Lazio (Movimento del Volontariato Italiano), per sapere quali progetti interesseranno il volontariato italiano ed europeo.
Dottoressa Silvana Zambrini, come è andata la conferenza?
Il Mo.vi Lazio è stato presente e propositivo con la partecipazione a gruppi di lavoro. Dal Gruppo Comunicazione al Gruppo Rapporti con le Istituzioni, dal Gruppo per l’Europa a quello Intergenerazionale, tutti hanno mostrato un’attenta e diligente partecipazione. Dopo l’introduzione di Volterrani ci siamo divisi in 6 sottogruppi e abbiamo iniziato a confrontarci, a lavorare fino a domenica mattina, quando tutti i gruppi hanno presentato una sintesi, confluita poi nel documento finale.
Che cosa è emerso?
Sono emerse richieste importanti e ci siamo chiesti su cosa vogliamo impegnarci e quale strada vuole percorrere il volontariato in questo particolare momento storico e sociale. Dal mio gruppo (comunicazione) sono state fatte soprattutto due proposte: la prima riguarda l’inserimento dell’educazione al volontariato nel curriculum scolastico e la seconda riguarda la creazione di un canale digitale del volontariato, tema trascurato dai media tradizionali.
Perché la cultura al volontariato è così importante?
L’idea che si debba creare una cultura diversa non va lasciata al caso. La cultura viene dalla formazione, la formazione viene dai primi anni di scuola. La crisi si risolve vincendo la battaglia culturale, ma questa nuova strada culturale va creata e iniziata. Non c’è molto tempo perché i bambini di oggi tra una decina di anni avranno finito i 13 anni di percorso scolastico obbligatorio e saranno già pronti per partecipare attivamente alle attività sociali. Se non li si educa al volontariato, al sociale, alla partecipazione, sarà poi difficile intervenire quando saranno adolescenti. Le scuole non danno vita a questo tipo di progetto perché non ci sono i fondi. Oggi grava tutto sulle famiglie le quali, già oberate di spese e impegni, non possono offrire risorse economiche per un progetto culturale. L’identità del volontariato è legata al valore aggiunto della gratuità ed a quello fondante della capacità di esprimere solidarietà. Appare imprescindibile la valorizzazione della formazione, a partire da quella di base, fondamentale per mantenere viva l’identità del volontariato e capire le differenze tra ambiti di intervento. Il volontariato di oggi non può permettersi di essere approssimativo, senza, con questo, perdere quella spontaneità che gli consente di essere pionieristico .
Come si potrebbero recuperare più fondi?
Questa è un’altra interessante proposta che è venuta fuori, ovvero quella di sganciare il 5xmille dalla finanziaria, anche se il sottosegretario Cecilia Guerra, “pur impegnandosi a fare il possibile, vede di difficile attuazione”.
Perché sarebbe importante suddividere i fondi?
Perché i Centri di Servizio, (i quali hanno partecipato numerosi) un po’ per il ruolo che hanno, un po’ per colpa delle stesse associazioni che dialogano poco, stanno acquisendo sempre più potere e denaro. Le associazioni dovrebbero imparare ad utilizzare i Centri di Servizio ma, al contempo, dovrebbero rendersi autonome e propositive. Devono crescere internamente e all’esterno, migliorando la comunicazione e formando dei delegati in grado di partecipare in modo ottimali ai tavoli con le Istituzioni e di concertazione. Non si tratta di fare politica, ma di avere un lavoro politico. I dirigenti devono fare un loro percorso di crescita per dialogare e svilupparsi al meglio. È necessario che le associazioni di volontariato si esercitino al lavoro di rete, alla condivisione, ad uscire dal loro giardino. Perché c’è questa difficoltà a lavorare in rete?
Le necessità legate alla sopravvivenza contingente danno un contributo determinante a questa chiusura. Le associazioni hanno proprie modalità di attività, proprie finalità da raggiungere che vanno dall’offerta del servizio, all’espressione di solidarietà, alla copertura del bisogno. Se, tuttavia, non sono messe in grado di lavorare, si sentono costrette a focalizzare l’attenzione sullo strumento economico che consenta loro di assicurarsi la sopravvivenza. È vero che ci troviamo in una situazione regionale di povertà ma questa non deve essere una scusante.
Guardare altrove. Intende l’Europa?
Le modalità e le opportunità del volontariato europeo sono poco note perché tutti tendono a guardare il proprio contesto e preferiscono non confrontarsi. Non sanno relazionarsi e dialogare tra di loro, qui in Italia, figuriamoci in Europa. C’è qualcosa che non le è piaciuta? Il fatto che i media non abbiano dato nessuno spazio a questa notizia. Hanno riportato la presenza del ministro Elsa Fornero, ma senza dare risalto all’evento. Il ministro ci ha ringraziato, ha parlato con molta enfasi e sensibilità, scontrandosi però col problema economico del Paese che, inevitabilmente, investe anche il volontariato e il sociale. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ovviamente non per suo volere, avendo già un’agenda di impegni, era a L’Aquila per inaugurare l’Auditorium ma non è venuto alla conferenza. È come se il volontariato fosse un fatto privato, tralasciando il dato che è proprio grazie alla rete solidale che si fanno progetti e si danno aiuti in settori difficili e di abbandono. Un’impressione personale sull’incontro?
Il vedersi e confrontarsi, ritrovarsi nel donare tempo, disponibilità e vita all’altro conferma la bellezza di questo impegno e crea nuovi spunti.
Un’idea conclusiva sulla conferenza?
È chiaro che la presenza del Mo.vi Lazio fosse un continuum con il lavoro svolto al Laboratorio Strade Nuove ed ha ripreso ed approfondito le tematiche emerse in precedenza. Allacciandosi all’impegno del Mo.vi è lampante che l’Italia debba muoversi su “strade nuove” per risolvere vecchi problemi. Come un nuovo treno che si ostina ad utilizzare vecchie rotaie: per avere il meglio bisogna migliorare la base per affrontare nuovi percorsi a nuove velocità.  Stefania Paradiso

Il MoVI agli incontri preparatori della Conferenza del volontariato dell’Aquila

Il volontariato, un “alfiere” valido per uscire dalla crisi
“cavalcando la crisi”

Nell’ambito degli incontri territoriali, che stanno avendo luogo in diverse parti del paese, il MoVI-Lazio, in particolare, con la propria partecipazione, ha portato un contributo concreto alle riunioni di Roma, Latina e Frosinone, organizzate dal CESV-SPES, svoltisi il 12 settembre 2012. Nell’incontro di Roma, sono emerse necessità vecchie ed esigenze nuove di fare volontariato, proprio partendo dalla crisi: pensare meno individualmente e più collettivamente, fare più “rete” tra associazioni, dare grande spazio ai giovani anche nel volontariato, essere al passo non solo con i tempi, ma anche con la crescita culturale che il Paese richiede da più parti, non solo in Italia, ma anche in ambito europeo, attraverso una formazione mirata. Silvana Zambrini, pur condividendo gli interventi dei presenti, ha affermato che bisogna cavalcare la crisi proprio come volontariato, in quanto c’è un dato di fatto: l’aumento della povertà e dell’emarginazione. Cosa ci fa uscire da questa situazione? Il volontariato ha fatto molto ma deve fare soprattutto un cambiamento di tipo culturale attraverso la professionalità e la preparazione - si riferisce ai quadri - attraverso l’azione anche dei Centri di Servizio, facendo rappresentanza utilizzando, e rafforzando, le reti presenti sul territorio. Si esce dalla crisi se c’è una cultura diversa che parte proprio dalla scuola e dalla famiglia. Esiste l’associazionismo, i comitati di quartiere, i movimenti a vario titolo: bisogna allargare l’orizzonte. Si può fare un passo di qualità solo se riusciamo ad essere e pensare in altro modo. Clelia Izzi, presente per il MoVI all’incontro di Latina, riferisce che dagli interventi è emersa una esigenza di realizzare concretamente la presenza del volontariato sul territorio pontino, a cominciare dalle cose più pratiche, come le sedi, e i relativi costi da sostenere, ma attivando, altresì, la diffusione di un nuovo modo di fare “volontariato”, attraverso un percorso comune, come ad esempio, “Stradenuove”, che veda coinvolte, in un apposito incontro da convocare entro ottobre, le rappresentanze più significative delle realtà locali. Abdessamad El Jauzi, presente a Frosinone per il MoVI Lazio, riferisce che dalla discussione, incentrata, in buona parte, sulla mancanza di “rete” tra associazioni del volontariato nella provincia, e la difficoltà all’accesso dei finanziamenti, è emersa la necessità di attuare idee e proposte innovative per costruire un minimo di equità: non si può parlare e sbandierare l’equità se poi non siamo i primi ad applicarli. E’ intervenuto, poi, affermando che occorre aprire una riflessione di gruppo e continuativa, partendo dai problemi che attanagliano la cittadinanza del nostro territorio e pensare ad azioni concrete, interpretare la crisi nel suo senso più ampio, andare oltre quella economica per ragionare anche in termini di valori, di principi di base, nelle relazioni generazionali, nelle responsabilità, costruire un circuito che va al di fuori delle istituzioni, coinvolgendo tutti gli attori nei territori, riflettere su un nuovo modo di fare e farsi comunicazione, pensare ad una politica di Welfare che rispecchi le esigenze del territorio, di limitare la diffusione della povertà, e allo stesso tempo di promuovere la legalità e la responsabilità.